«Abbiamo avuto modo di esprimere al Presidente del Consiglio Conte e ai Ministri De Micheli e Patuanelli il nostro apprezzamento per aver posto la Logistica al centro dell’agenda economico istituzionale del Paese». È il primo commento espresso dal presidente di Confetra, Guido Nicolini, uscendo da Villa Pamphilj, a Roma, dopo aver incontro il capo del governo e alcuni ministri, ricordando – a dimostrazione di tale interesse – tutti i contesti normativi e programmatici in cui in effetti la logistica è stata in qualche modo coinvolta (nell’art.61 del DL Cura Italia tra le filiere produttive più strategiche, nel Documento di Programmazione infrastrutturale Italia Veloce, nel Piano Nazionale di Riforme richiesto da Bruxelles, nel Piano Colao laddove si parla di intermodalità, porti, ferrovia, green logistic). «Ora che il tema è posto – ha poi proseguito Nicolini – occorre passare alla fase di costruzione di risposte concrete». Al riguardo, secondo il presidente Confetra, tre sono i terreni su cui andare ad agire. «C’è anzitutto un’emergenza infrastrutturale non più tollerabile – ha spiegato – opere al rallentatore, cantieri bloccati, Genova e la Liguria paralizzate e isolate, il Mezzogiorno disconnesso, troppi porti ed aeroporti con gravi problemi di accessibilità stradale e ferroviaria».
Il secondo terreno è quello delle semplificazioni: «Abbiamo avanzato – ha ricordato Nicolini – 20 proposte normative specifiche per rendere più fluido il flusso delle merci e più facile la vita ai vettori. Basti pensare che in tema di spedizioni, il cuore pulsante della logistica moderna, si fa ancora riferimento al Regio Decreto del 1942. Ma le nostre proposte riguardano l’autotrasporto, i corrieri, il cargo aereo, il cargo ferroviario. Oltre 400 procedimenti amministrativi in capo a 30 pubbliche amministrazioni e che generano circa 30 miliardi di oneri burocratici in capo alle aziende e alle merci».
Il terzo terreno riguarda la definizione urgente di una politica industriale per il settore. «Abbiamo 95 mila imprese – ha quantificato il presidente – il 90% delle quali ha meno di 5 milioni di fatturato e meno di 9 addetti. La prevalenza dei contratti di trasporto è franco destino, non abbiamo né “campioni nazionali” di dimensioni globali né un tessuto vasto e solido di PMI capaci di essere leader continentali. Si investe poco in trasferimento tecnologico e innovazione, anche perché il costo fiscale del lavoro divora i nostri bilanci. Il semplice trasporto fisico della merce, a basso valore aggiunto di know how, è vittima di ribassi di tariffe insostenibili e tra l’altro esportiamo e importiamo il 70% dei volumi complessivi in un raggio di 3 mila chilometri: praticamente due volte la distanza tra Milano e Catania. Con questo nanismo dimensionale delle imprese, con questa pressione fiscale e con questo ecosistema logistico e degli scambi tanto asfittico, il nostro Settore rischia di non avere un futuro. E paradossalmente proprio mentre il Mondo – dalla Via della Seta alla Guerra dei Dazi, passando per la Brexit, la Rotta Artica, il dibattito sulle reti 5G – si riorganizza attorno alla Logistica quale pilastro dei nuovi rapporti di forza geoeconomici».
Dopo aver indicato i tre terreni di azione, Nicolini ha in qualche modo preso le distanze dalle associazioni di categorie, in particolare dell’autotrasporto, sottolineando come tali temi «non sono affrontabili con “costi minimi”, sovvenzioni, sconti o altre proposte novecentesche che al massimo consentirebbero la stentata sopravvivenza delle nostre imprese. C’è invece bisogno di discutere di un pacchetto Servizi 4.0 che abbatta il cuneo fiscale, sostenga gli investimenti innovativi e digitali, incentivi i contratti franco destino, spinga verso le integrazioni tra imprese, supporti la capitalizzazione delle stesse, agevoli la formazione permanente e il passaggio generazionale. Questo significa pensare al futuro del comparto per i prossimi venti anni».
Fonte: uominietrasporti.it